Disturbi della Personalità
Definizione
La personalità è l’insieme relativamente stabile di modi di pensare, sentire e comportarsi che caratterizzano ciascuno di noi nel tempo e nelle diverse situazioni della vita. Si forma gradualmente fin dall’infanzia attraverso l’interazione tra predisposizioni biologiche e ambiente relazionale e sociale.
Si parla di disturbo di personalità quando tali tratti diventano rigidi, inflessibili e disadattivi, al punto da compromettere il benessere soggettivo, le relazioni o il funzionamento lavorativo e sociale. In altre parole, ciò che nella personalità “normale” è un modo abituale di essere diventa, nel disturbo, un modello pervasivo che fa soffrire la persona e/o chi le sta vicino.
Secondo il DSM-5-TR i disturbi di personalità sono pattern stabili nel tempo, che emergono tipicamente tra adolescenza e prima età adulta e tendono a influenzare molte aree di vita.
Caratteristiche
I disturbi di personalità condividono alcune caratteristiche centrali. In particolare, il DSM-5-TR evidenzia quattro aree ricorrenti di difficoltà:
Distorsioni cognitive: modi rigidi e poco realistici di interpretare sé, gli altri e il mondo (es. sospettosità costante, pensiero dicotomico “tutto o nulla”).
Disregolazione emotiva: emozioni troppo intense, instabili o poco adeguate al contesto (es. rabbia esplosiva, vuoto oppure ansia costante).
Difficoltà nel controllo degli impulsi: comportamenti impulsivi o, al contrario, eccessivamente inibiti.
Problemi interpersonali: relazioni conflittuali, instabili, evitanti o basate sulla dipendenza.
Un aspetto importante è che spesso chi soffre di disturbo di personalità non chiede aiuto perché “sente di avere un problema interno”, ma per le conseguenze negative ricorrenti che i propri schemi relazionali e comportamentali producono nella vita quotidiana.
Tipi
Il DSM-5-TR descrive 10 disturbi di personalità, raggruppati in tre cluster (A, B, C) in base a somiglianze cliniche. Questa classificazione non esaurisce tutta la complessità dei quadri clinici, ma è utile per orientarsi.
Cluster A – “strani o eccentrici”
Caratterizzati da distacco, sospettosità e comportamenti bizzarri:
Paranoide: diffidenza costante, interpretazione malevola delle intenzioni altrui.
Schizoide: distacco emotivo e scarso interesse per relazioni sociali.
Schizotipico: pensiero magico, percezioni insolite, disagio relazionale.
Cluster B – “drammatici, emotivi o impulsivi”
Quadri spesso associati a emotività intensa e relazioni instabili:
Borderline: instabilità dell’identità, umore altalenante, impulsività, paura dell’abbandono.
Narcisistico: grandiosità, bisogno di ammirazione, difficoltà empatiche.
Istrionico: teatralità, ricerca di attenzione, emotività superficiale e mutevole.
Antisociale: inosservanza di regole, manipolazione, aggressività e irresponsabilità.
Cluster C – “ansiosi o inibiti”
Dominati da insicurezza, timore del giudizio e controllo:
Evitante: sensibilità al rifiuto, evitamento sociale, senso di inadeguatezza.
Dipendente: bisogno eccessivo di accudimento, paura di separarsi, sottomissione.
Ossessivo-compulsivo di personalità: perfezionismo rigido, bisogno di controllo, eccessiva coscienziosità.
Cause
Non esiste una causa unica. Le fonti concordano nel ritenere che i disturbi di personalità derivino da una combinazione di fattori genetici e ambientali.
Tra i principali fattori di rischio:
Predisposizione biologica: temperamento, vulnerabilità emotiva, componenti ereditarie (l’ereditabilità media è rilevante, circa metà del rischio in molti disturbi).
Esperienze infantili e familiari: attaccamento insicuro, carenze affettive, ipercriticismo, trascuratezza, traumi, abuso o ambiente imprevedibile.
Fattori sociali e culturali: contesti di vita instabili, stress prolungato, esclusione sociale o esperienze relazionali ripetutamente frustranti.
È importante notare che la presenza di questi fattori non determina automaticamente un disturbo: la storia personale e le risorse individuali influenzano molto l’evoluzione clinica.
Sintomi
I sintomi cambiano molto da disturbo a disturbo, ma alcuni segnali comuni possono aiutare a riconoscere un possibile problema di personalità:
schemi relazionali ripetitivi e disfunzionali, come conflitti ricorrenti, rotture improvvise o isolamento;
immagine di sé instabile o molto rigida, con oscillazioni tra svalutazione e idealizzazione;
emozioni difficili da regolare, vissute come troppo intense o troppo spente;
comportamenti impulsivi o eccessivamente controllati;
sofferenza soggettiva e/o difficoltà marcate nel lavoro, nella famiglia, nella vita sociale.
Spesso i disturbi di personalità si associano ad altri disturbi psicologici (ansia, depressione, dipendenze), rendendo più complesso il quadro.
Criteri diagnostici
La diagnosi è clinica e si basa su colloqui approfonditi, osservazione della persona nel tempo e, quando necessario, strumenti psicodiagnostici.
I criteri fondamentali prevedono che:
Il pattern di pensieri, emozioni e comportamenti sia pervasivo (presente in molti contesti).
Sia rigido e stabile nel tempo.
Comporti sofferenza clinicamente significativa o compromissione del funzionamento.
Non sia spiegabile meglio da altri disturbi, da uso di sostanze o da condizioni mediche.
La diagnosi richiede anche una diagnosi differenziale accurata, perché alcuni momenti di crisi o stress possono simulare un disturbo di personalità senza esserlo davvero.
Cura
Il trattamento dei disturbi di personalità è incentrato principalmente su terapie psicologiche/psicosociali, con eventuale supporto farmacologico quando ci sono sintomi associati (es. depressione intensa, ansia grave, impulsività marcata).
Psicoterapia
È il trattamento di elezione. Tra gli approcci più utilizzati e validati:
Psicoterapia cognitivo-comportamentale e sue evoluzioni (es. DBT per il borderline, schema therapy, terapia metacognitiva).
Approcci psicodinamici e interpersonali, utili per lavorare sui modelli relazionali profondi e sulle rappresentazioni di sé e degli altri.
Il percorso richiede tempo perché lavora su schemi radicati, ma molti disturbi tendono a migliorare con l’età e con un trattamento adeguato.
Farmaci
Non “curano” il disturbo di personalità in sé, ma possono ridurre sintomi specifici come ansia, depressione, irritabilità, insonnia o impulsività, facilitando il lavoro psicoterapeutico.
Letture consigliate
Per chi vuole approfondire in modo accessibile ma serio:
American Psychiatric Association, DSM-5-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Millon T., Disturbi di personalità nella vita moderna (testo di riferimento per clinici e studenti).
McWilliams N., La diagnosi psicoanalitica (ottimo per comprendere il funzionamento di personalità).
Young J., Klosko J., Weishaar M., Schema Therapy (per capire i modelli disfunzionali e il loro trattamento).