Disturbi dell’Alimentazione
Definizione
I disturbi dell’alimentazione (detti anche disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, o DCA/DNA) sono condizioni psicologiche complesse in cui il rapporto con il cibo, il peso e l’immagine corporea diventa fonte di sofferenza e di comportamenti disfunzionali. Non si tratta di “capricci” o di semplici abitudini sbagliate: sono vere e proprie patologie che coinvolgono mente e corpo, con conseguenze potenzialmente gravi sulla salute fisica, emotiva e relazionale.
Questi disturbi possono comparire in età evolutiva, adolescenziale o adulta, e spesso si sviluppano in modo graduale. La persona può iniziare con diete rigide, preoccupazioni crescenti per il peso o l’aspetto fisico, fino ad arrivare a modalità di controllo, restrizione o abbuffata che diventano pervasivi e difficili da interrompere.
Caratteristiche
I disturbi dell’alimentazione hanno alcune caratteristiche comuni, pur differenziandosi tra loro:
Centralità del cibo e del corpo: pensieri e preoccupazioni su calorie, peso, forma fisica e controllo diventano dominanti nella vita quotidiana.
Alterazione della percezione corporea: la persona può vedersi “troppo grande” anche quando è sottopeso, o vivere il corpo come qualcosa da correggere e controllare.
Comportamenti rigidi o impulsivi: restrizione alimentare, rituali, esercizio fisico eccessivo o, all’opposto, episodi di perdita di controllo con abbuffate.
Sofferenza psicologica profonda: ansia, vergogna, senso di colpa, bassa autostima, possibile isolamento sociale e familiare.
Impatto fisico: alterazioni del metabolismo, del ciclo mestruale, del sonno, della funzionalità cardiaca e gastrointestinale, fino a rischi medici seri.
Una nota importante riguarda la famiglia: spesso i DCA non coinvolgono solo la persona che ne soffre, ma l’intero sistema familiare, che può sentirsi impotente o confuso di fronte al problema.
Tipi
Il manuale diagnostico DSM-5 riconosce diverse forme di disturbo dell’alimentazione. Tra le più note e frequenti:
Anoressia nervosa
Caratterizzata da restrizione alimentare intensa, paura marcata di ingrassare e immagine corporea distorta. Può portare a significativo sottopeso e a comportamenti compensatori (iperattività, esercizio fisico eccessivo).Bulimia nervosa
Episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da condotte compensatorie (vomito autoindotto, uso di lassativi/diuretici, digiuno prolungato o esercizio eccessivo). Il peso può essere nella norma, rendendo il disturbo meno visibile dall’esterno.Disturbo da binge-eating (alimentazione incontrollata)
Abbuffate ricorrenti senza condotte compensatorie. L’episodio è vissuto con vergogna e senso di colpa, e può associarsi a sovrappeso o obesità, ma non coincide con esse.Altri disturbi specificati o non specificati
Forme cliniche che non rispettano pienamente tutti i criteri delle categorie precedenti ma comportano comunque grave sofferenza e compromissione (per esempio restrizione significativa senza sottopeso, o condotte compensatorie senza abbuffate).
Cause
Le cause dei disturbi dell’alimentazione non sono mai uniche. Si parla di origine multifattoriale, cioè dell’interazione tra elementi biologici, psicologici e sociali.
Fattori biologici e genetici: vulnerabilità ereditarie, alterazioni neurochimiche legate alla regolazione dell’appetito, dell’umore e dell’impulsività.
Fattori psicologici: bassa autostima, perfezionismo, difficoltà nella regolazione delle emozioni, bisogno di controllo, presenza di ansia o depressione.
Fattori familiari e relazionali: dinamiche di ipercontrollo, invischiamento, aspettative rigide o difficoltà comunicative possono contribuire alla vulnerabilità, senza però essere considerati “colpa” della famiglia.
Fattori socio-culturali: pressioni estetiche, idealizzazione della magrezza, confronto costante sui social media, stigma verso il corpo.
Eventi di vita stressanti o traumatici: cambiamenti importanti, lutti, bullismo, commenti sul corpo, fallimenti percepiti.
In molte persone il disturbo diventa anche un modo disfunzionale per gestire emozioni difficili: il cibo e il corpo sono “aree controllabili” quando il resto della vita appare caotico o doloroso.
Sintomi
I sintomi possono essere comportamentali, psicologici e fisici.
Sintomi comportamentali
restrizione calorica intensa o digiuni
eliminazione di interi gruppi alimentari
rituali sul cibo (tagliare in modo minuzioso, mangiare lentissimamente, ecc.)
abbuffate con perdita di controllo
vomito autoindotto, uso di lassativi/diuretici
attività fisica eccessiva e compulsiva
evitamento di pasti sociali.
Sintomi psicologici
paura intensa di ingrassare
pensieri ossessivi su peso e forma
insoddisfazione corporea costante
vergogna, colpa, autocritica
ansia e umore depresso
isolamento e ritiro sociale.
Sintomi fisici
perdita o aumento significativo di peso
stanchezza, vertigini, svenimenti
alterazioni del ciclo mestruale
disturbi gastrointestinali
problemi cardiaci o metabolici
pelle secca, fragilità di capelli e unghie
difficoltà di concentrazione e sonno.
Criteri diagnostici
La diagnosi richiede una valutazione specialistica accurata, perché i DCA possono presentarsi con intensità variabile e in modo “mascherato”. In generale, i criteri diagnostici considerano:
Presenza di comportamenti alimentari disfunzionali (restrizione, abbuffate, compensazioni).
Persistenza nel tempo e frequenza sufficiente a creare sofferenza clinica.
Eccessiva influenza di peso e forma corporea sull’autostima.
Compromissione del funzionamento quotidiano (salute fisica, relazioni, lavoro/scuola).
Esclusione di altre condizioni mediche che potrebbero spiegare i sintomi.
Una valutazione diagnostica può includere colloqui clinici, test psicologici e visite mediche di supporto.
Cura
La cura dei disturbi dell’alimentazione è specialistica e multidisciplinare: spesso è necessario il lavoro coordinato di psicoterapeuta, medico psichiatra, nutrizionista/dietista e, quando serve, internista o endocrinologo.
Obiettivi principali
ristabilire un’alimentazione adeguata e sicura
ridurre i comportamenti disfunzionali
lavorare sulle emozioni e sui conflitti psicologici sottostanti
migliorare la percezione corporea e l’autostima
prevenire ricadute.
Strumenti di trattamento
Psicoterapia individuale: centrale per affrontare le cause psicologiche, il rapporto con il corpo e la regolazione emotiva.
Psicoterapia familiare o di gruppo: utile soprattutto in adolescenza o quando il sistema relazionale è fortemente coinvolto.
Interventi nutrizionali: educazione alimentare e piano graduale di ripristino di abitudini sane, non come “dieta” ma come supporto terapeutico.
Farmaci: non sono la cura primaria del DCA, ma possono essere necessari per comorbidità come depressione, ansia o ossessività, o per stabilizzare condizioni mediche.
Trattamenti intensivi o residenziali: indicati quando il rischio medico o psicologico è alto, o in presenza di fallimenti terapeutici precedenti.
Un punto chiave è la motivazione al cambiamento: riconoscere il problema, sentirne la sofferenza, credere che sia possibile uscirne e accettare di farsi aiutare. Questo processo non è immediato e spesso richiede tempo e alleanza terapeutica.
Letture consigliate
Per chi desidera approfondire, sono utili letture che uniscano chiarezza clinica e sensibilità sull’esperienza soggettiva del disturbo, ad esempio:
testi divulgativi sui disturbi dell’alimentazione e sul loro funzionamento psicologico
manuali clinici di riferimento per studenti e professionisti
libri e testimonianze di percorsi di cura e guarigione
volumi sul rapporto tra corpo, emozioni e identità in adolescenza e adultità
materiali psicoeducativi per familiari e partner, utili per capire come sostenere senza colpevolizzarsi.